Dicembre 3, 2024
Si blocca il motore dell’industria
Per il quinto mese consecutivo, riporta Istat, è in calo congiunturale il fatturato dell’industria, in termini di valore, è ai minimi da inizio 2022, mentre in volume si attesta al livello più basso da febbraio 2021. La flessione può essere attribuita a diversi fattori: la recessione in Germania, principale partner commerciale dell’Italia, e gli effetti persistenti della crisi energetica. Bisogna poi considerare che in Europa cresce la preoccupazione per l'annuncio del presidente eletto Trump di voler introdurre nuovi dazi su prodotti provenienti da Cina, Canada e Messico a partire dal suo insediamento previsto per gennaio 2025. Christine Lagarde, presidente della BCE, ha avvertito in una recente intervista al Financial Times, che un conflitto commerciale con gli Stati Uniti non gioverebbe a nessuno, suggerendo che l’Europa potrebbe adottare un approccio collaborativo, ad esempio acquistando gas naturale liquefatto o equipaggiamenti per la difesa dagli USA, piuttosto che rispondere con ulteriori barriere tariffarie.
È in questo contesto economico che piomba, un po’ a sorpresa, ma forse neanche troppo, la notizia delle dimissioni da Stellantis di Carlos Tavares, tra gli artefici della fusione nel 2020 tra Psa e Fca. E c’è da dire che la crisi dell’industria degli ultimi mesi è stata certamente segnata anche da quella più specifica del settore automobilistico, in Italia ed in Europa, con le vendite in calo, gli operai in cassa integrazione, gli scioperi e la chiusura di interi stabilimenti.
Il momento è difficile ma sono buoni i dati sugli occupati
È di oggi la pubblicazione Istat dei Conti Economici Trimestrali, terzo trimestre 2024 che conferma la crescita nulla dell’economia italiana rilasciata in via preliminare a fine ottobre.
Il momento è difficile, e non solo in Italia, basti leggere l’indice HCOB PMI® Settore Manifatturiero Eurozona, secondo il quale, a novembre, Germania, Francia e Italia registrano i cali maggiori. Ciò è ben evidente anche nei risultati dell’Indagine Rapida del Centro Studi di Confindustria pubblicata a novembre, che evidenzia un netto peggioramento delle aspettative tra le grandi imprese industriali associate. Quasi la metà prevede una contrazione, moderata o significativa, della produzione industriale rispetto al mese precedente. Tra i molteplici ostacoli per le industrie, torna ad essere un ostacolo rilevante per la produzione, dopo un cauto ottimismo dei mesi precedenti, la questione della disponibilità di mano d’opera con un saldo passato a -3,4% da -0,2%.
Su quest’ultima questione sono preziose le indicazioni provenienti dal Sistema informativo Excelsior, che Unioncamere realizza in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e mostrano quali sono le figure professionali più ricercate e più difficili da reperire. “La difficoltà di reperimento delle persone rappresenta un serio problema per il sistema produttivo nazionale”, sottolinea Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere.
Sorprendono in positivo, vista anche la difficile situazione descritta, i dati rilasciati qualche ora fadall’Istat sul lavoro. A ottobre 2024, dopo il calo di settembre, il numero di occupati torna a crescere (+47mila unità), attestandosi a 24 milioni 92mila; l’aumento coinvolge i dipendenti permanenti – che salgono a 16 milioni 210mila – e gli autonomi, pari a 5 milioni 158mila; i dipendenti a termine scendono a 2 milioni 724mila. Su base mensile, il tasso di occupazione sale al 62,5%, quello di inattività al 33,6%, mentre il tasso di disoccupazione scende al 5,8%.
L’inflazione cambia verso e torna a salire. Cosa farà la BCE?
Torna al 2,3% l’inflazione in Europa dal 2,0% di ottobre. Lo scrive Eurostat, che prevede tra le principali componenti dell’inflazione nell’area euro, che i servizi avranno il tasso annuale più elevato a novembre, seguiti da cibo, alcol e tabacco. In Italia, pur aumentando all’1,4%, il tasso di inflazione rimane sotto la media europea. Commentando il dato Istat, il direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, ha sottolineato che "la risalita dell’inflazione di novembre all’1,4% era largamente attesa”.
Intervistata su Bloomberg, Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della BCE, ha affrontato i principali temi economici del momento, tra cui i problemi dell’industria e le questioni legate ai tassi di interesse. Al momento la Schnabel non vede alcun rischio di recessione e per quanto riguarda la proposta di tagliare i tassi di 50 punti base, pur non escludendolo, ritiene sia più giusto proseguire con un approccio più graduale legato alle singole riunioni di politica monetaria della BCE.
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