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L'outlook della settimana. Il punto al 16 dicembre 2025

Italia “ancora di stabilità” in Europa

Il quadro economico italiano di fine 2025 restituisce un’immagine complessa ma meno fragile di quanto spesso emerga nel dibattito pubblico. Accanto a segnali di rallentamento in alcuni comparti produttivi, emergono elementi di stabilità macroeconomica, dinamiche positive sul fronte del credito e cambiamenti strutturali che riguardano turismo, innovazione tecnologica e mercato del lavoro.
Un segnale rilevante arriva dal Fondo monetario internazionale. In un’intervista al Tg1, la direttrice generale Kristalina Georgieva ha definito l’Italia “un’ancora di stabilità in Europa”, sottolineando come negli ultimi due anni il Paese abbia conseguito risultati migliori delle previsioni, in particolare sul fronte della riduzione del deficit. Un giudizio che rafforza la credibilità finanziaria italiana sui mercati internazionali.

Crescono i prestiti a famiglie e imprese

La stabilità macroeconomica trova riscontro anche nei flussi di credito. Secondo l’ABI, a novembre 2025 i prestiti a famiglie e imprese sono cresciuti dell’1,9% su base annua, in accelerazione rispetto a ottobre (+1,7%). Per le famiglie si tratta dell’undicesimo mese consecutivo di crescita, mentre per le imprese del quinto. Dati coerenti con quelli della Banca d’Italia, che registra a ottobre un aumento dell’1,8% dei prestiti al settore privato, con una crescita del 2,2% per le famiglie e dell’1,2% per le società non finanziarie. 

Imprese, produttività, investimenti in ICT e intelligenza artificiale

Più articolato il quadro della produttività. Nel 2024 il valore aggiunto dei settori di mercato è cresciuto dello 0,4%, in decelerazione rispetto allo 0,8% del 2023 (Istat, Misure di produttività 1995–2024). L’input di lavoro, misurato in ore lavorate, è aumentato del 2,3%, mentre il capitale cresce dello 0,5%. Tuttavia, all’interno di questo dato medio, spicca la dinamica positiva degli investimenti in capitale ICT e in capitale immateriale non-ICT, segnale di una trasformazione qualitativa dei processi produttivi. Nel lungo periodo, tra il 1995 e il 2024, la produttività del lavoro resta però modesta, con una crescita media annua dello 0,3%.
La trasformazione digitale è uno dei driver principali di questa fase. Secondo Istat, nel 2025 l’uso dell’intelligenza artificiale nelle imprese con almeno 10 addetti è raddoppiato in un solo anno e coinvolge ormai oltre la metà delle grandi imprese. Allo stesso tempo, quasi il 60% delle aziende che hanno valutato investimenti in IA li ha poi rinviati o abbandonati per carenza di competenze adeguate. Il nodo del capitale umano emerge così come il principale vincolo alla piena diffusione dell’innovazione.

Mercato del lavoro, industria, export e filiere

Sul fronte occupazionale, Eurostat segnala nel terzo trimestre 2025 un tasso di occupazione UE stabile al 76,2% tra i 20 e i 64 anni, con un rallentamento del mercato del lavoro fermo all’11,0%. In Italia, Istat rileva una sostanziale stabilità degli occupati, dopo 17 trimestri di crescita, con 24,1 milioni di persone al lavoro e un tasso di occupazione del 62,5%. Persistono tuttavia differenze territoriali e generazionali, con segnali di debolezza tra i più giovani.
Restano difficili le condizioni dell’industria. A ottobre 2025, dati Istat, la produzione industriale è diminuita sia su base mensile sia annua, con cali diffusi in quasi tutti i comparti. 
A compensare, almeno in parte, interviene l’export: nel terzo trimestre 2025 le esportazioni crescono soprattutto nelle regioni del Centro, trainate da Toscana e Lazio, che spiegano oltre tre quarti della crescita nazionale (Istat).

Turismo e cucina italiana: un asset economico e culturale

Un contributo rilevante alla crescita economica del Bel Paese viene dal turismo. Il Conto satellite del turismo mostra che nel 2023 il consumo turistico ha generato 106,8 miliardi di Pil, che salgono a 206,4 miliardi considerando gli effetti indiretti, con un grande impatto occupazionale (Istat). In questo contesto si inserisce una delle notizie che maggiormente ha occupato le pagine economiche e di costume della stampa nazionale: il riconoscimento della cucina italiana come Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, approvato a dicembre a Nuova Delhi. Un riconoscimento che rafforza l’attrattività del Paese e consolida il legame tra cultura, sostenibilità e competitività turistica, come sottolineato da Confcommercio.

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