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Presentazione del rapporto annuale sul 2023 "L'economia del Piemonte"

Il quadro macroeconomico

Nel 2023 l'attività economica in Piemonte ha continuato a crescere, ma in misura molto più contenuta rispetto all'anno precedente. In base all'indicatore trimestrale dell'economia regionale della Banca d'Italia, il prodotto è aumentato dello 0,9 per cento (dal 2,7 del 2022), in linea con la media italiana, ma lievemente meno del Nord Ovest. L'andamento ha riflesso un'espansione nel primo semestre a cui è seguito un calo nel secondo. Sul peggioramento della congiuntura hanno influito la debolezza del ciclo macroeconomico internazionale, il dispiegarsi degli effetti della restrizione monetaria e l'accresciuta incertezza connessa con le tensioni geopolitiche. L'indicatore Regio-coin, che fornisce una stima dell'evoluzione delle componenti di fondo dell'economia regionale, divenuto negativo all'inizio dell'estate, ha ripreso a salire nello scorcio dell'anno e si è riportato su valori prossimi allo zero alla fine del primo trimestre 2024.

Le imprese

Nell'industria l'attività e il fatturato delle imprese sono cresciuti grazie all'andamento favorevole nella prima metà dell'anno. Vi hanno contribuito le esportazioni, soprattutto nel comparto dei mezzi di trasporto. Nel secondo semestre il quadro congiunturale si è indebolito e la produzione è diminuita. Nelle costruzioni, che nel biennio 2021-22 hanno sostenuto in misura rilevante il PIL, l'attività è ancora aumentata, seppure a ritmi più contenuti rispetto all'anno precedente: ai lavori di riqualificazione connessi con il Superbonus si è accompagnato l'avanzamento delle opere finanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che all'inizio dell'anno in corso risultava superiore alla media nazionale. Anche nel terziario la crescita è proseguita a tassi nel complesso più bassi di quelli del 2022, ma con una significativa eterogeneità tra comparti: la dinamica è stata positiva per i servizi alle imprese e, soprattutto, per quelli connessi al turismo, che hanno beneficiato dei livelli storicamente alti di viaggiatori stranieri; nel commercio non alimentare e nei servizi alla persona l'attività è rimasta debole.

Il deterioramento della congiuntura, la maggiore incertezza e i tassi di interesse elevati hanno condizionato gli investimenti delle imprese industriali, che sono diminuiti. Alla spesa in conto capitale hanno continuato a contribuire gli acquisti di macchinari tecnologicamente avanzati e di impianti a più alta efficienza energetica. In particolare, nell'ultimo biennio gli investimenti nel fotovoltaico hanno accresciuto in regione la capacità produttiva di energia da fonti rinnovabili (FER): quest'ultima dovrà ulteriormente aumentare in misura rilevante entro il 2030 per consentire il raggiungimento degli obiettivi previsti a livello nazionale sulla copertura dei consumi di energia elettrica tramite FER.

Nel 2023 il saldo tra ingressi e uscite dal mercato delle imprese è risultato marginalmente positivo, in ulteriore ridimensionamento rispetto all'anno precedente e ampiamente inferiore a quello medio nazionale. Tra le nuove società, quelle ad alta crescita sono risultate nel quinquennio pre-pandemia meno diffuse in Piemonte rispetto al resto del Paese, soprattutto in relazione alla minore rilevanza dei comparti dove esse sono strutturalmente più presenti. Tra le unità produttive operanti in regione quelle che fanno parte di gruppi multinazionali sia italiani sia esteri contribuiscono in misura superiore alla media nazionale al valore aggiunto e all'occupazione; esse si caratterizzano per produttività, salari medi, capacità innovativa e propensione all'export più elevati nel confronto con quelli delle altre imprese piemontesi.

La redditività complessiva delle aziende è ancora migliorata, nonostante il rallentamento congiunturale e l'aumento dell'onerosità del debito, sul quale ha influito l'elevata quota di prestiti a tasso variabile. La liquidità, già su livelli storicamente alti, è ulteriormente salita, anche per la minore spesa per investimenti. Il calo della domanda di credito e un atteggiamento più prudente degli intermediari hanno determinato una riduzione dei prestiti al sistema produttivo, che è stata più intensa per le aziende più piccole e per quelle dell'industria e delle costruzioni.

Dopo un inizio anno nel quale la produzione ha continuato a diminuire ed è aumentato il ricorso alla Cassa integrazione, per il complesso del 2024 l'indagine della Banca d'Italia presso le imprese prefigura nell'industria una marginale riduzione del fatturato reale; gli investimenti si stabilizzerebbero, grazie alla maggiore accumulazione delle aziende di grandi dimensioni; le difficoltà di approvvigionamento di input produttivi diversi dal lavoro continuerebbero ad attenuarsi. Tra le aziende del terziario intervistate dalla Banca d'Italia l'andamento dei ricavi risulterebbe simile a quello del 2023; per quelle delle costruzioni la produzione continuerebbe a salire, anche se a tassi più contenuti.

Il mercato del lavoro e le famiglie

Nel 2023 l'occupazione è cresciuta con un'intensità simile a quella dell'anno precedente. L'incremento ha interessato il lavoro dipendente e a tempo pieno, soprattutto con contratti permanenti; il ricorso agli ammortizzatori sociali è ulteriormente diminuito, come pure il tasso di disoccupazione. Gli adeguamenti salariali previsti dai contratti collettivi nazionali avrebbero determinato in regione un aumento delle retribuzioni lievemente maggiore di quello medio nazionale, ma comunque molto più contenuto rispetto all'inflazione.

Nonostante la crescita dell'ultimo triennio, in Piemonte l'occupazione e soprattutto l'offerta di lavoro sono rimaste inferiori ai livelli pre-pandemia. Tali andamenti, peggiori della media nazionale e delle altre regioni settentrionali, riflettono in misura rilevante l'impatto delle dinamiche demografiche, a cui contribuiscono sia il saldo naturale negativo sia i trasferimenti all'estero di giovani e di laureati. L'incidenza dei lavoratori anziani è più elevata in alcuni comparti, come quello pubblico. Le previsioni formulate dall'Istat per i prossimi venti anni prospettano per la regione una diminuzione della popolazione più intensa delle aree di confronto, a cui si assocerebbe una significativa contrazione delle forze di lavoro a parità di tassi di attività.

Nel 2023 il potere d'acquisto delle famiglie è ulteriormente diminuito a causa dell'inflazione che, pur in ridimensionamento nel corso dell'anno, è rimasta in media elevata. I consumi hanno notevolmente rallentato, dopo un biennio di forte crescita; sono stati in parte sostenuti dal ricorso ai finanziamenti finalizzati. Nostre analisi indicano che il costo per l'acquisto del paniere di beni e servizi ritenuti essenziali per soddisfare i bisogni fondamentali è in Piemonte lievemente inferiore a quello medio nazionale; tale divario è più ampio tra il capoluogo regionale e gli altri centri metropolitani del Paese.

I prestiti per l'acquisto di abitazioni sono diminuiti: vi ha influito l'ulteriore aumento del costo dei finanziamenti, più accentuato per la componente a tasso variabile. Il calo dei mutui ha interessato anche quelli contratti dai giovani. Il credito al consumo è invece ancora cresciuto, in particolare quello per l'acquisto di autoveicoli; l'incremento è riconducibile all'ampliamento del numero di prenditori.

È proseguita la riallocazione del portafoglio finanziario delle famiglie verso strumenti più remunerativi: a fronte di un calo dei depositi in conto corrente, sono cresciuti quelli a risparmio e gli investimenti in titoli, soprattutto in quelli di Stato. Al rilevante incremento delle attività finanziarie nell'ultimo triennio ha contribuito il repentino aumento del tasso di risparmio durante la pandemia, sia per motivi precauzionali sia per le limitazioni alle possibilità di acquisto.

Il mercato del credito

Il credito bancario al settore privato non finanziario è diminuito. Alla minore domanda da parte di imprese e famiglie si sono associate politiche di offerta degli intermediari più prudenti.

Il tasso di deterioramento dei prestiti è cresciuto in misura modesta, rimanendo su livelli contenuti nel confronto storico e in linea con la media nazionale. I ritardi nei rimborsi sono lievemente aumentati sia per le imprese, soprattutto per quelle di minori dimensioni, sia per le famiglie. 

La finanza pubblica decentrata

Nel 2023 sia la spesa corrente sia, soprattutto, quella in conto capitale degli enti territoriali piemontesi sono ancora aumentate. La disponibilità delle risorse finanziarie del PNRR, in aggiunta a quelle delle politiche di coesione, ha favorito un forte incremento degli investimenti degli enti locali, ma ha anche accresciuto in misura rilevante l'onere amministrativo, soprattutto in capo ai Comuni. La capacità di questi ultimi di svolgere in tempi adeguati tutte le fasi previste per gli interventi dipende anche dalle dotazioni di personale e tecnologiche. I Comuni piemontesi presentano un organico inferiore, seppure di poco, alla media nazionale, con un divario negativo più accentuato per quelli di minori dimensioni; questi ultimi si caratterizzano anche per livelli più bassi di formazione dei dipendenti e di disponibilità di connessioni a internet ultraveloci.

Nella sanità, nonostante l'ampliamento degli organici negli anni più recenti, si prospettano nel breve-medio termine potenziali criticità connesse con l'uscita per pensionamento di un numero consistente di figure professionali e con la maggiore domanda di personale indotta dalle misure previste dal PNRR per il rafforzamento dell'assistenza territoriale.

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