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L'outlook della settimana. Il punto al 17 gennaio 2023

Davos - Sfide e rischi per l’economia internazionale

Come di consueto si tiene a Davos la 53esima edizione del World Economic Forum: il meeting annuale vedrà la partecipazione di 2.700 leader mondiali provenienti da 130 Paesi, fra cui 52 capi di Stato o di governo. I responsabili politici e gli imprenditori che vi si riuniscono, si trovano ad affrontare un nodo gordiano di sfide che vanno dal rallentamento dell’economia globale e dai cambiamenti climatici alla crisi del costo della vita e agli alti livelli di indebitamento. Scrive la direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, che non c’è un modo semplice di superare tutte queste problematiche alle quali si sono aggiunte le tensioni geopolitiche. Ci troviamo, dice la Georgieva, di fronte allo spettro di una nuova Guerra Fredda che potrebbe vedere il mondo frammentarsi in blocchi economici rivali. Questo sarebbe un errore di politica collettiva che lascerebbe tutti più poveri e meno sicuri. E proprio in occasione di questo meeting, qualche giorno fa è stata pubblicata la diciottesima edizione del The Global Risk Report a cura del World Economic Forum dal quale emerge che l’aumento del costo della vita è tra i principali rischi a breve termine, permangono infatti molte incertezze sulla possibilità di un rientro significativo, nel breve periodo, delle dinamiche inflazionistiche. Si aggiungono a ciò i rischi sugli effetti negativi sull’occupazione, derivanti dal rallentamento delle dinamiche produttive. A più lungo termine ci sono i rischi derivanti dal fallimento della mitigazione del cambiamento climatico.


Una breve e lieve recessione

Nel quarto trimestre del 2022 e nel primo del 2023, leggiamo nel primo Bollettino economico del 2023 della BCE, l’economia dell’area dell’euro potrebbe subire una contrazione dovuta alla crisi energetica, all’elevata incertezza, all’indebolimento dell’attività economica mondiale e alle condizioni di finanziamento più restrittive. In base alle proiezioni macroeconomiche formulate a dicembre 2022 dagli esperti dell’Eurosistema, una eventuale recessione sarebbe relativamente breve e di lieve entità.

Inflazione e crescita

Nell’Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita, realizzata da Banca d’Italia presso le imprese di industria e servizi con almeno 50 addetti, i giudizi sulla situazione economica generale e sulle proprie condizioni operative nel quarto trimestre del 2022 sono divenuti meno negativi rispetto al periodo precedente.

I dati Istat

La decelerazione delle spinte inflazionistiche innescata dall’orientamento restrittivo della politica monetaria nei principali paesi e dalla moderazione dei prezzi dei prodotti energetici ha caratterizzato lo scenario internazionale di fine anno, riporta l’Istat nella sua consueta Nota mensile sull’economia.  Stima, l’Istituto di statistica che a novembre l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,3% rispetto a ottobre.  A novembre il Commercio al dettaglio è in aumento dello 0,8% in valore e dello 0,4% in volume rispetto al mese precedente, mentre su base annua l’Istat registra un aumento del 4,4% in valore e una diminuzione in volume del 3,6%. Commentando questo dato, l’Ufficio Studi di Confcommercio scrive che il modesto incremento congiunturale dei volumi acquistati non attenua la portata negativa del profilo delle vendite al dettaglio. Nei primi undici mesi dell’anno, al netto della variazione dei prezzi, le vendite sono risultate sostanzialmente ferme rispetto allo stesso periodo del 2021, evidenziando una contrazione significativa degli acquisti di alimentari e difficoltà di recuperare i volumi del 2019 in molti comparti. (QUI)

Stabile il disagio sociale


L’indicatore del disagio sociale di novembre rilevato da Confcommercio, fotografa il lieve rallentamento dell’inflazione e l’andamento stabile del mercato del lavoro. Il MIC (Misery Index Confcommercio) di novembre 2022 si è dunque attestato su un valore stimato di 17,4, in diminuzione di due decimi di punto sul mese precedente. Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella: “La stabilizzazione di queste due componenti non sembra preludere a un rapido ridimensionamento dell’indicatore.

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